Parent Training
Innanzitutto benvenuti!
Se siete arrivati qui è molto probabile che, dobbiate fermarvi, fare tre respiri consapevolmente e guardare cosa accade nella vostra mente. Magari, fermandovi, alcuni di voi potranno notare pensieri, emozioni, sensazioni o immagini simili a questi:
“Non ne posso più”
“Le ho provate tutte. Con le buone, le cattive, (e anche le intermedie)”
“Sono stanco. Non ne posso più: cosa darei per poter dormire un'ora”
“Che rabbia. Lasciano sempre tutto in giro e poi tocca a me riordinare! Viziati!”
“Perché mio figlio è così?”
“Sono un genitore inadeguato!”
“Che vergogna. Che figuraccia. Cosa penseranno di me gli altri come genitore?”
“Cosa sbaglio?”
“Non li sopporto quando fanno così”
“E se faccio in questo modo non è peggio? E se faccio in quell'altro? E se non facessi niente?”
“Non si può andare avanti così”
“Ho chiesto anche aiuto ma è sempre la stessa storia! Non posso farci niente”
“Non ne posso proprio più!”
“Gli insegnanti dicono che a mio figlio manca l'autostima e io mi sento in colpa”
“Vorrei fare qualcosa per me. Dedicarmi più tempo.”
“Devo trovare subito un modo per riempire mio figlio di autostima”
“Non ho voglia di andare dagli amici stasera. Preferirei starmene a casa (sono stanco)”
“Perché non la vendono in flaconi (l'autostima)?”
“Vi ho già detto che Non ne posso proprio più!”
“E' dall'asilo che mi dicono che non sta fermo. Ma se è fatto così, cosa ci posso fare?”
“E della mia autostima allora?! Ne vogliamo parlare?”
“Vorrei essere più presente per i miei figli”
Come genitori può capitare di sentirci felici, confusi, arrabbiati, orgogliosi, insicuri, amorevoli, frustrati, inteneriti. A volte ci sentiamo inondati e travolti da pensieri o emozioni e non riusciamo a venirne fuori, nonostante i nostri tentativi disperati e i nostri sforzi più eroici.
Se nostro figlio è in difficoltà molto spesso il primo impulso è quello di “risolvere il problema” portandolo da uno specialista. Questa scelta delle volte può essere quella giusta. Ma in gran parte dei casi non si tratta propriamente di un “problema” e sono convinto che il modo migliore per crescere e comprendere nostro figlio sia prenderci cura di noi stessi, prenderci cura del nostro essere genitori o più semplicemente del nostro essere, per imparare a stare con loro.
Come potremmo altrimenti trasmettere questo ai nostri figli?
E' possibile, se siete arrivati fin qui, che nella mente di alcuni di voi possa sollevarsi un pensiero del tipo:
“E perché dovrei farlo? Io sto bene! Non ne ho bisogno! E' mio figlio che è così, sono gli insegnanti che dovrebbero saperli tenere in classe!”
Va bene che ci sia anche questo pensiero. Il punto importante è che nonostante qualsiasi pensiero possa affacciarsi alla nostra mente, siamo sufficientemente consapevoli per capire se questi o altri pensieri ci sono utili, vanno cioè nella direzione di favorire il benessere di nostro figlio, della nostra capacità di essere veramente presenti con loro.
Personalmente, penso che come genitore ho ancora molto da imparare e molte belle pareti di roccia da scalare.
Credo che ogni genitore voglia capire come i figli possano fiorire, realizzare appieno il proprio potenziale, imparando a essere a proprio agio nel mondo e con gli altri, e questo al di là del rendimento scolastico, della performance e della competizione.
Se siete interessati a un percorso formativo sulla genitorialità, in un ottica educativa e di sviluppo mentale che mette in pratica le attuali ricerche delle neuroscienze sullo sviluppo del cervello e che spiega come coltivare e curare i semi della consapevolezza in voi e in chi vi sta vicino, questo percorso potrebbe fare al caso vostro.
Se siete arrivati qui è molto probabile che, dobbiate fermarvi, fare tre respiri consapevolmente e guardare cosa accade nella vostra mente. Magari, fermandovi, alcuni di voi potranno notare pensieri, emozioni, sensazioni o immagini simili a questi:
“Non ne posso più”
“Le ho provate tutte. Con le buone, le cattive, (e anche le intermedie)”
“Sono stanco. Non ne posso più: cosa darei per poter dormire un'ora”
“Che rabbia. Lasciano sempre tutto in giro e poi tocca a me riordinare! Viziati!”
“Perché mio figlio è così?”
“Sono un genitore inadeguato!”
“Che vergogna. Che figuraccia. Cosa penseranno di me gli altri come genitore?”
“Cosa sbaglio?”
“Non li sopporto quando fanno così”
“E se faccio in questo modo non è peggio? E se faccio in quell'altro? E se non facessi niente?”
“Non si può andare avanti così”
“Ho chiesto anche aiuto ma è sempre la stessa storia! Non posso farci niente”
“Non ne posso proprio più!”
“Gli insegnanti dicono che a mio figlio manca l'autostima e io mi sento in colpa”
“Vorrei fare qualcosa per me. Dedicarmi più tempo.”
“Devo trovare subito un modo per riempire mio figlio di autostima”
“Non ho voglia di andare dagli amici stasera. Preferirei starmene a casa (sono stanco)”
“Perché non la vendono in flaconi (l'autostima)?”
“Vi ho già detto che Non ne posso proprio più!”
“E' dall'asilo che mi dicono che non sta fermo. Ma se è fatto così, cosa ci posso fare?”
“E della mia autostima allora?! Ne vogliamo parlare?”
“Vorrei essere più presente per i miei figli”
Come genitori può capitare di sentirci felici, confusi, arrabbiati, orgogliosi, insicuri, amorevoli, frustrati, inteneriti. A volte ci sentiamo inondati e travolti da pensieri o emozioni e non riusciamo a venirne fuori, nonostante i nostri tentativi disperati e i nostri sforzi più eroici.
Se nostro figlio è in difficoltà molto spesso il primo impulso è quello di “risolvere il problema” portandolo da uno specialista. Questa scelta delle volte può essere quella giusta. Ma in gran parte dei casi non si tratta propriamente di un “problema” e sono convinto che il modo migliore per crescere e comprendere nostro figlio sia prenderci cura di noi stessi, prenderci cura del nostro essere genitori o più semplicemente del nostro essere, per imparare a stare con loro.
Come potremmo altrimenti trasmettere questo ai nostri figli?
E' possibile, se siete arrivati fin qui, che nella mente di alcuni di voi possa sollevarsi un pensiero del tipo:
“E perché dovrei farlo? Io sto bene! Non ne ho bisogno! E' mio figlio che è così, sono gli insegnanti che dovrebbero saperli tenere in classe!”
Va bene che ci sia anche questo pensiero. Il punto importante è che nonostante qualsiasi pensiero possa affacciarsi alla nostra mente, siamo sufficientemente consapevoli per capire se questi o altri pensieri ci sono utili, vanno cioè nella direzione di favorire il benessere di nostro figlio, della nostra capacità di essere veramente presenti con loro.
Personalmente, penso che come genitore ho ancora molto da imparare e molte belle pareti di roccia da scalare.
Credo che ogni genitore voglia capire come i figli possano fiorire, realizzare appieno il proprio potenziale, imparando a essere a proprio agio nel mondo e con gli altri, e questo al di là del rendimento scolastico, della performance e della competizione.
Se siete interessati a un percorso formativo sulla genitorialità, in un ottica educativa e di sviluppo mentale che mette in pratica le attuali ricerche delle neuroscienze sullo sviluppo del cervello e che spiega come coltivare e curare i semi della consapevolezza in voi e in chi vi sta vicino, questo percorso potrebbe fare al caso vostro.